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Carlo L. Bagliani
farmacista

 

Carlo Pedrazzini

Storico della Farmacia Italiana

Farmacista e Libero Docente in Storia della Farmacia a Pavia

 

La vita

È impossibile oggi tracciare la biografia completa di Carlo Pedrazzini, è passato troppo tempo dalla sua scomparsa avvenuta in un clima ancora tragico per le recenti distruzioni causate dalla guerra e per l"odio di parte che continuerà per mesi a rendere insicura la vita di molti.

Il prof. Mascherpa così lo ricordava(1):"...la sua nobile figura fisica, illuminata dallo sguardo limpido e dal sorriso buono, sembra appartenere all"800 per l"entusiasmo con cui servì la sua Idea e non al nostro secolo che è, o finge di essere, materialista". E più avanti:"... accettò volentieri i numerosi onori che gli furono tributati solo in quanto tornavano, attraverso Lui, ad onore della Farmacia Italiana. Amò l"Italia e ne sognò la grandezza con lo stesso fervore dei patrioti che ne sognarono l"indipendenza". Nasce ad Aosta il 12 aprile 1882, da Edoardo e Jole Mazzetti.

La famiglia Pedrazzini era originaria di Campo Vallemaggia (Locarno): un ramo di questa si trasferì in Italia dove il padre Edoardo acquisì la cittadinanza (2). Non abbiamo notizie sul curriculum scolastico, anche perchè la famiglia era soggetta a cambi di residenza per l"ufficio del padre (ingegnere con incarichi dirigenziali nelle F.S). Furono certamente studi severi e vari, se costituirono la base di una cultura enciclopedica e profonda nel campo specifico della classicità e dell"arte sanitaria. A soli 22 anni, nel 1904, Carlo si laureava in Chimica presso l"Università di Pavia e due anni dopo, nel 1906, si diplomava Farmacista a Ferrara (3). Nel 1908 era volontario al 3° Treno Ospedale per il terremoto calabro-siculo, riportando, a fine servizio, la medaglia commemorativa dell"evento e una menzione onorevole dell"Ordine. Partecipa alla guerra italo-turca del 1911-12, guadagnando a fine campagna una medaglia commemorativa d"argento e la nomina a tenente. Allo scoppio del primo Conflitto Mondiale è volontario in Francia e viene assegnato come ufficiale chimico al Ministero Armi e Munizioni. Nel 1916 Re Vittorio Emanuele lo insigniva, con motu proprio, della Croce di Cavaliere della Corona d"Italia per meriti di guerra (4). Congedato come capitano, con note caratteristiche di "ottimo" nel 1919 subiva certamente gli attacchi e gli insulti dei socialisti agli ufficiali reduci e questo contribuiva a farlo aderire al movimento fascista, coinvolgendolo nei cruenti scontri tra le due fazioni; riportava una ferita con mutilazione di cui sempre andrà fiero. La conoscenza non superficiale con G.Assauto, fondatore e tra i primi presidente della F.O.F.I:, (Federazione Ordini Farmacisti Italiani) contribuirà alla sua formazione specie perciò che riguarda l"interpretazione della difesa della professione e della figura morale del farmacista. Non per nulla Assauto sarà l"unico collega a scrivere un capitolo de "La Farmacia Storica ed Artistica Italiana"(5). Solo un uomo di grande coraggio poteva concepire un"opera dalle dimensioni tanto vaste e inconsuete a quell"epoca, quando ancora l"importanza dell"iconografia era trascurata per ovvie difficoltà tecniche; ma senza certi aiuti materiali e morali nell"ambito della classe farmaceutica, tale impresa non avrebbe avuto compimento: Carlo Pedrazzini era l"unico in grado di poterli ottenere, grazie al suo prestigio. Solo chi ha conosciuto il clima dell"epoca e la generale esaltazione delle glorie nazionali, può comprendere come serpeggiasse l"idea di proporre il Pedrazzini per il Nobel !! L ‘intensificarsi delle sue pubblicazioni si accompagnava a conferenze che privilegiavano la storia politica della farmacia, come quella tenuta nel salone dell"Unione Prov. Professionisti e Artisti di Milano, dal titolo:"La Farmacia e la Patria (6). Piovevano frattanto i riconoscimenti, anche internazionali (7):Accademico della Società di Farmacia Spagnola, Palme Accademiche francesi, Accademico di S. Anselmo di Aosta, Accademico dei Properziani di Assisi, Accademico della Storia delle Arti Sanitarie in Roma, Croce Lateranense, Commendatore dell"Ordine di S.Agata e membro della Commissione della Storia della Farmacia per la prevista Esposizione E 42.

Nel 1939 il Senato Accademico dell"Università di Pavia lo assumeva come Docente Incaricato di Storia della Farmacia (8) e nel successivo A.A. Egli teneva il I Corso di Cultura di S.d.F. in dodici lezioni, dal 4/12/39 al 18/04/40 (allegato A, programma). Grazie alla sua grande competenza di "scienziato della storia", alla facile dialettica e all"entusiasmo che sapeva creare nei colleghi del Corpo Docente della Facoltà, primo fra tutti il preside prof. Mascherpa, era riuscito, unico caso in Italia, a portare sulle cattedre universitarie la storia della farmacia.

Così si legge in "Vita universitaria"(9) a firma dello stesso Mascherpa:

"...merita forse di essere segnalata una iniziativa presa quest"anno all"Università di Pavia di tenere un corso di Cultura destinato ai Farmacisti e agli studenti di Farmacia, riguardante appunto la "Storia della Farmacia". Il progetto ha incontrato la pronta e larga adesione del Magnifico Rettore ed il corso e il suo programma sono stati approvati dalle superiori Autorità Ministeriali".

E continua dicendo che l"affluenza degli studenti è stata massiccia e superiore ad ogni previsione e questo si deve"...alla regolarità con cui il corso è stato svolto, alla varietà dei temi trattati e alla facile e arguta parola dell"Espositore".

Il corso si è completato con la visita di istruzione alla antica Farmacia dell"Ospedale Maggiore di Milano, visita guidata dallo stesso Pedrazzini e dai proff. Mascherpa e Oddo (10).

Contemporaneamente collaborava con il prof. Mascherpa, preside della Facoltà di Farmacia, per realizzare una raccolta storica, primo nucleo di un Museo Nazionale a Palazzo Botta.

Per farlo conoscere, ideava un raduno culturale di tutti i colleghi dell"Alta Italia, da tenersi annualmente a Pavia. L"adesione da parte dei sindacati di categoria fu massiccia già dal "Primo Convegno Culturale e Sindacale dei Farmacisti dell"Alta Italia", tenuto il 22 e 23 marzo 1941, durante il quale P. apriva la cerimonia inaugurale con la sua prolusione dal titolo"La Farmacia nellastoria politica d"Italia(16). Il Corso di Cultura proseguiva negli A.A.1940-41 (18) e 1941-42, con inizio nel mese di gennaio.

Il 3 ottobre 1942 Carlo Pedrazzini veniva nominato Professore Libero Docente per "Alta Fama"(11). Ma dovevano arrivare purtroppo gli anni grigi e sfortunati per il Nostro. Egli aveva sposato nel 1913 a Genova, Clara Tonta, dalla quale ebbe due figli.

Negli anni del II Conflitto Mondiale, uno di essi veniva incriminato dall"O.V.R.A., la polizia politica del regime e l"altro finiva disperso nei Balcani (12).

La salute, già malferma, veniva minata dai disagi seguiti ai continui bombardamenti di Milano, dove abitava in via Riva Villasanta 3. In città si sviluppava la guerriglia ad opera dei G.A.P. ed il clima era di grande insicurezza.

La situazione precipitava nell"aprile del "45.

Il 22 maggio Pedrazzini scrive un"ultima lettera all"Università degli Studi di Pavia, usando il suo consueto inchiostro verde. Con calligrafia incerta e frammentaria offre le dimissioni da insegnante libero docente in S.d.F.; probabilmente non si sentiva di affrontare la Commissione per l"epurazione dei docenti compromessi col fascismo, nominata dall"Ateneo (allegato B).

La risposta, diretta al "dottor" Carlo Pedrazzini e firmata dal Prorettore dell"Università, prof.Plinio Fraccaro, in data 14 giugno 1945 è di una freddezza agghiacciante, considerando che le condizioni del Nostro non potevano essere ignorate.

"Non si possono dare le dimissioni da libero docente. Ella è tenuta pertanto a compilare e presentare la scheda che le è stata inviata. Mi corre l"obbligo di avvertirla che, in difetto di tale scheda, la Commissione per l"epurazione emetterà il proprio giudizio in contumacia, in base agli elementi che possiede. La presentazione della scheda ha carattere d"urgenza...".

Cosìterminava il Prorettore, senza neanche l"ombra di un formale saluto.

Potè soltanto abbracciare uno dei due figli, rientrato in Italia dopo essere stato partigiano in Grecia.

Il 14 luglio 1945 Carlo Pedrazzini spirava, credo in pace con Dio e con gli uomini, all"età di 63

anni (13). La salma fu tumulata nell"avello di famiglia al Cimitero Monumentale di Milano, dove tuttora riposa al Reparto Acattolici, Campo 1, Giardino 13 (14).

Le opere

"La Farmacia Storica ed Artistica Italiana"(16)

" Amore strano, forse, e profondo per questa nostra bella e vetusta arte, ricca di gloria e di storia, arte nobilissima, che fra le corporazioni fiorentine fu considerata la sesta fra le maggiori; arte sempre ravvivata da un dolce mistero, forse lo stesso mistero della vita, che ha attratto ed agitato menti di poeti, di pensatori, di principi e di scienziati ".

Così incomincia il Pedrazzini nella prefazione alla Sua opera maggiore e continua indicando i motivi che lo hanno spinto ad una tale "fatica":

-creare un"opera fino a quel momento assente nella letteratura italiana.

-riuscire a glorificare le opere d"arte che si trovano, quasi ignorate, nelle farmacie italiane.

-"creare un inconfondibile segno di aristocrazia per la classe".

"...è una revisione di tutte le vetuste bellezze della farmacia italiana, di tutta la sua feconda influenza nella storia e nell"arte del Paese".

Vuol essere una delle basi alla Storia della Farmacia per porre l"accento sulla necessità di costituire un"Accademia di Farmacia, una biblioteca e un museo nazionale farmaceutico, ed anche l"istituzione di una cattedra universitaria di S.d.F. e di farmacia coloniale.

Molto attuale risulta l"affermazione:" e non deve essere ritenuto anacronistico il moto "torniamo all"antico!". Per noi farmacisti è questione di vita o di morte. Dobbiamo ridiventare "speziali".

La farmacia è il nostro piccolo, austero, prezioso tempio nel quale dobbiamo lavorare con fede e con ardore". Bisogna riuscirci assolutamente:

"...rieducando i medici a scrivere le ricette magistrali, preparando noi stessi nelle nostre officine tutto quanto è possibile preparare". Un"opera concepita, nella mente dell"A., per dare lustro e prestigio alla categoria: tanti sono i richiami culturali, le frasi latine, i riferimenti a nobili fatti e persone. Le prime pagine sono dedicate al Maestro Ippocrate, pronipote di Esculapio(!).

Con la consueta eleganza della penna, l"A. abbina le tante parole scritte alle altrettanto innumerevoli immagini nel testo e f/t, centinaia e centinaia di belle fotografie e riproduzioni di arredi, vasellame, mortai, apparecchi da laboratorio, immagini di farmacisti, di luoghi, documenti, lettere ecc.

Un lavoro immenso oltre che dal punto di vista della ricerca storica (le biblioteche e gli archivi consultati si contano a decine e le farmacie visitate e fotografate a centinaia) anche sotto il profilo della tecnica grafica e della veste tipografica (ricordiamo che siamo nel "34 e libri di questa portata e livello grafico non erano certo comuni).

Come si legge nei ringraziamenti iniziali, fu l"amico editore Guido Ciarrocca ,delle Edizioni Vittoria, ad appoggiare l"ideadi costruire e dare realizzazione al prestigioso e monumentale volume (la copertina è in cuoio scolpito e racchiude ben 592 pagine di formato grande, quasi

40 cm x 27,5 cm) degno di essere custodito nelle più importanti biblioteche.(5)

* Nel "32 sul "Corriere dei Farmacisti e Giornale dei Farmacisti"(Milano, Anno 27°, luglio 1932)si legge dell"imminente pubblicazione de "La Farmacia Storica ed Artistica Italiana" e si invitano i signori farmacisti a collaborare alla stesura, inviando materiale utile.

La preziosità e rarità dell"opera è garantita dalla limitatissima serie numerata (1000 copie) come accade per i più bei libri d"arte. Presso l"editore Ciarrocca si aprono le sottoscrizioni per prenotare l"importante volume e -questo ci dà l"idea della portata dell"evento-viene pubblicato un primo elenco di coloro che già sono in nota per l"acquisto.*

Ma la notizia dell"imminente pubblicazione aveva già valicato i confini nazionali e sulle più importanti riviste estere si leggeva dell"evento e c"era fervente attesa di poter sfogliare il tanto pubblicizzato testo (15). Il Conci (anch"Egli ricordato nella prefazione), più tecnico del Pedrazzini e meno incline all"aspetto artistico della storia, giudica comunque degna di lode l"opera e si augura che sia presente in ogni farmacia italiana. Nel "42, il P. scriveva al conte Treccani per omaggiarlo de "La Farmacia Storica ed Artistica Italiana"che avrebbe conservato nella sua importante biblioteca.

Da tutto questo ben si capisce quanto fosse stimato il nostro Autore e quanto consenso e facilità di contatti di alto livello avesse sia con la stampa sia con le illustri personalità dell"epoca.

Forse è proprio per il titolo accattivante che ne spiega, sinteticamente, ma precisamente i contenuti, che "La Farmacia Storica ed Artistica Italiana" diede subito l"impressione di essere un"opera unica difficilmente imitabile. Una volta aperta e sfogliata, l"impressione veniva confermata: rarissimo trovare, riuniti insieme in modo così brillante e riuscito, la storia ("Storica") di una professione, con date e avvenimenti, aneddoti "romantici" e patriottici, e l"arte ("Artistica"): tantissime le pagine dedicate alle belle immagini dei vasi e dei mortai di farmacia, con dotte considerazioni sulle officine di produzione, sugli stili dei decori e delle forme più in uso, rivelando così le molteplici sfaccettature della immensa cultura (diremmo enciclopedica) dell"Autore, che sapeva indagare negli archivi ma anche apprezzare e descrivere nel particolare gli oggetti d"arte.

Ricche le descrizioni "figurate"delle tante farmacie italiane private, ospedaliere e coloniali (quasi 200), di cui è riportata una breve storia dall"anno di fondazione al moderno proprietario e la descrizione del mobilio e di tutto quanto ci sia di artistico e di pregio.

L"opera si suddivide in sette grandi parti.

Parte Prima: "L"evoluzione del pensiero e della pratica farmaceutica attraverso i secoli".

Una parte introduttiva, generale, che passa in rassegna i tempi di Ippocrate, Cosimo I de Medici, Leonardo, Redi, fino allo sciroppo del Pagliano, di inizio ‘800.

Al termine di questa prima parte conclude: "...il mio compito era di dimostrare quale e quanta sia la luce che irradia nei secoli della farmacia italiana, non per un vano e sterile senso di orgoglio di poeta isolato e clamante nel deserto, ma per richiamare gli speziali avviliti e costernati, date le condizioni nelle quali si dibatte oggi la professione, ad un senso profondo e virile della nostra bella arte aristocratica".

Parte Seconda: "La farmacia nella letteratura, nell"arte, nella politica e nella storia".

Qui, con ammirazione ed affetto sincero, ci rende colleghi del Sommo Dante, ricordandoci che si immatricolò nell"Arte degli Speziali: questo deve essere vanto e titolo di onore per tutta la classe farmaceutica italiana: "...e ricordarlo in modo visibile e tangibile nelle nostre officine: per noi e pel pubblico; al posto di tanti policromi insulsi cartelli, porre il ritratto od il busto di Dante".

E più avanti ricorda l"affetto di un farmacista pavese per il poeta:

"...e ricordo la farmacia del Dottor Nascimbene di Pavia, che ha un bel vaso policromo colla figura di Dante, e sul banco un piccolo busto del "divino farmacista".

Prosegue con riferimenti ad opere d"arte di carattere farmaceutico e quindi con i cosiddetti

fatti di farmacia, ovverotutti quegli accadimenti che hanno coinvolto la farmacia nella storia politica d"Italia (es: Regia Farmacia Masino e Compagnoni).

Parte Terza: "I vasi di farmacia nell"arte ceramica italiana" (170 illustrazioni circa).

Parte Quarta: "I mortai di farmacia-Ricette strane-Curiosità-Aneddoti-Diplomi".

In questa parte oltre alle numerosissime raffigurazioni di mortai in bronzo, pietra e ferro, largo spazio è dato alle fotografie di antiche ricette, bilance, pergamene e diplomi di laurea del XVIII secolo, reperti romani ed etruschi, stemmi e sigilli.

Parte Quinta: "Gesù Cristo Farmacista-Le farmacie conventuali-Le farmacie religiose-Le farmacie ospitaliere".

Parte Sesta: "Le belle farmacie italiane nella storia e nell"arte".

In questa parte, percorrendo, regione per regione, l"intera penisola, l"A.ci dà una scelta di immagini di farmacie italiane, non pretendendo di aver risolto così l"argomento come egli stesso dichiara:

"...è ovvio che non abbiamo la presunzione di aver annotate e descritte tutte quelle Farmacie che meritano una segnalazione. Sarebbe riuscito un compito troppo vasto, ed il volume intero non sarebbe bastato alla bisogna. ...noi abbiamo segnato una traccia, non rigorosamente scientifica: fra un documento, una descrizione e un aneddoto, abbiamo dato inizio ad un più vasto lavoro del domani".

Parte Settima: "L"organizzazione farmaceutica nell"Italia Fascista.

-Giornali professionali sanitari farmaceutici italiani-Biblioteche farmaceutiche (G.Assauto).

-La legislazione farmaceutica italiana (Peroni).

-Succinta storia dell"organizzazione farmaceutica italiana (G.Assauto).

-Bibliografia italiana di S.d.F. "(Testi).

È in questa parte che si dà ampio spazio alle attività di categoria, alle fotografie dei primi Convegni sindacali a Roma (1927 e 1931)-vengono ricordati i nomi dei primi segretari Chiaria e Ruggeri-ed ai problemi dibattuti in quelle occasioni.

Giuseppe Assauto, farmacista a Biella, conferma l"appoggio e la stima per il P., scrivendo l"intero capitolo sull"origine e sviluppo delle organizzazioni farmaceutiche italiane.

Da ultimo, una sessantina di pagg. sono dedicate alle industriefarmaceutiche italiane (C. Erba, Schiapparelli, Zambeletti ecc.)alle officine farmaceutiche e ai grandi personaggi che hanno "costruito" l"industria farmaceutica in Italia.

" Ritornare idealmente all"antico, dimenticare per un momento...il moderno che ci dà tante pene, ed avere la più completa fiducia nel futuro: questo è quanto mi sono prefisso di ricordare ai farmacisti d"Italia con questo mio lavoro.

E se ci sarò riuscito, ne avrò il migliore premio della mia fatica ".

Carlo Pedrazzini, speziale

"Magenta"(17)

Il libro della "fraternità latina"

"Magenta!

Modesto ma epico nome, dal suono italianamente gentile e robusto, che al solo pronunciarlo risveglia in tutti noi una folla di folti pensieri..."

Ecco l"inizio di questa altra opera del Pedrazzini che, con spirito patriottico e veramente "italiano", è dedicata al senatore Borletti, Presidente del Comitato Francia-Italia, ricorda la vittoria dell"esercito sardo-francese su quello austriaco per le sponde del Ticino nella piana di Magenta.

Grande è il fervore che traspare dalla mano dell"A. che, come scrive Innocenzo Cappa nella prefazione all"Opera, "mentre non si illude, che la pace universale debba presto trionfare sulla guerra, augura collegate in un patto di equità Roma e Parigi e scorge Roma all"avanguardia di una nuova civiltà".

Sempre le civiltà latine dovrebbero essere vicine e "sorelle", da Barcellona a Marsiglia e da Marsiglia a Genova, come lo furono Francia ed Italia nel 1859 ed unico fronte alleato fra il

1915-"18. Questo emerge dalla lettura di "Magenta", queste sono le salde idee dell"Autore; così continua il Cappa nella sua prefazione:"guerra di distruzione sarebbe, ad ogni modo, quella che spingesse l"Italia contro la Francia e la Francia contro l"Italia, perchè la comunanza della coltura, l"affinità della stirpe sono attestate dall"origine, che è romana, e dall"uso degli idiomi, che si assomigliano, e dal tipo delle genti e della vicinanza nello spazio lungo il Mediterraneo nell"antichissimo continente europeo. Mentre, dunque, è lecito come augurio, se non come vicina speranza, che tutta l"Europa si riconosca un giorno legata da eguali destini nella lotta dei continenti, possano almeno i popoli latini sin da oggi marciare uniti".

Così come consigliano le pagine di questo volume, che rievocano il glorioso giugno dell"anno 1859 e la battaglia di Magenta.

Breve riassunto Molto preciso e meticoloso il Pedrazzini fa la storia di Magenta, fondata dall"imperatore Massimiano nel 297 "dell"era volgare"e utilizzata dai Romani come accampamento per loro legioni.Nel 1167 vede il passaggio del Barbarossa che la rade al suolo, quindi è dominio dei Visconti di Milano(duchi di Bulgaria).Poi diviene, con Robecco e Boffalora, grancia certosina, cioè possesso rurale dei Revv. Padri della Certosa di Pavia.Quindi il governo spagnolo e il conforto dell"assistenza di San Carlo e Federico Borromeo.Sotto il dominio austriaco(Giuseppe II) con decreto del 5/09/1797, il mercato settimanale viene ristabilito al lunedi(come Magenta aveva ottenuto da Arrigo VII di Lussemburgo che nel 1310 lì si era fermato perdue notti ed era stato guarito "da una brusca infreddatura" e ottimamente confortato nel corpo e nell"anima; grato, l"imperatore, elevò Magenta a dignità di Borgo e le concesse di avere un proprio mercato)come è ancora oggi.

Nel 1809, Napoleone, dà incarico all"architetto Sarti di costruire sul Ticino un magnifico e solidissimo ponte a 12 arcate in granito di Baveno.

Quindi il Pedrazzini passa in rassegna i fatti del "14 e del "48 e arriva al 4/06/1859, inizio della sanguinosa battaglia di Magenta.

Ricco il contenuto, nel capitolo documenti, di bollettini di guerra, dati sulle perdite dell"armata francese e sarda, ufficiali francesi uccisi o morti in seguito alle ferite, cacciatori a piedi, zuavi, legione straniera.

E ancora la relazione dello Stato Maggiore Italiano(4 giugno)sulle rilevazioni fatte del terreno del Ticino, la riva e le misure topografiche.

Curiosa è la storia del prete Giardini (filo-austriaco) e l"aneddoto finale dell"utilizzo, per la prima volta, di truppe di colore che in battaglia" si comportarono brillantemente"spiazzando l"esercito dell"aquila bicipite:

" ma questi algerini non avevano impressionato soltanto gli austriaci, ma anche i magentini.Vi sono ancora in paese dei vecchietti testimoni oculari, o meglio auricolari della battaglia, che narrano di aver veduto morire nella loro casa degli algerini che, nei momenti estremi, invece di invocare Gesù o la mamma, chiamavano Maometto. Altri, e qui la fantasia lavora, mangiavano i polli crudi...".

E tra le innumerevole tavole fuori testo che ripropongno le fasi cruciali della battaglia(ben 15) e i capitoli riservati alle riproduzioni delle innumerevoli lapidi ed epigrafi che ricordano i nomi dei combattenti caduti per la vittoria, l"Autore vuole finire con la cronaca della solenne cerimonia che si svolse a Milano per festeggiare l"avvenimento, il " TE DEUM a MILANO ":

"io avevo pensato-scrive il P.-che tutti i fiori e tutte le corone accumulati sui balconi e sulle finestre fossero stati gettati sui volteggiatori e sui cacciatori a piedi, ma Milano aveva decisamente spogliate tutte le sue aiuole, devastati tutti i suoi giardini nell"attesa dell"entrata trionfale dei piemontesi e dei francesi" e prende l"occasione per una colta ed artistica descrizione del Duomo milanese:

"..non so quale penna potrebbe essere abbastanza artista e sapiente per descrivere convenientemente queste piramidi gotiche di marmo bianco slanciantisi nell"aria e staccantisi sull"azzurro cupo del cielo italiano,questa foresta di travature e di guglie di marmo lavorate con tutta la delicatezza di un arabesco, e questa immensa folla di statue più numerosa che la popolazione di certi nostri capiluoghi. Io mi chiedo....".

AI GLORIOSI MORTI DI MAGENTA "LATINO SANGUE GENTILE", SEME FECONDISSIMO ED INESTINGUIBILE DELLAFRATERNITÁ FRANCO ITALIANA, CHE È, DEVE ESSERE, EPROSPERARE NEI CUORIDEGLI UOMINI NATIDALLA LATINITÁ

"Peregrinazioni di Dante"(18)

Dalla prefazione:

"L"opera genialissima"Peregrinazioni di Dante", che questo Istituto Editoriale sta pubblicando, vuol tradurre in realtà il sogno, già vagheggiato da molti, di accostare maggiormente al popolo il massimo Poeta d"Italia, presentandolo nel suo continuo passare di terra in terra, a cui ambascerie, missioni ed un lungo esilio lo costrinsero, ed avvicinando l"irrequietezza del suo spirito alla dinamicità dello spirito moderno". Grande doveva essere l"ammirazione del Pedrazzini per il Sommo Poeta: già in "La Farmacia Storica ed Artistica Italiana"gli aveva dedicato un intero capitolo chiamandolo "Il Divino Farmacista" e, illustrando, con documenti, immagini e racconti, aspetti curiosi della sua vita, lo aveva avvicinato ai farmacisti, ricordando che anch"Egli era farmacista, o meglio speziale, che si era iscritto alla corporazione degli speziali di Firenze e aveva fatto pratica in una farmacia fiorentina. "...e ricordo la farmacia del Dottor Nascimbene di Pavia, che ha un bel vaso policromo colla figura di Dante, e sul banco un piccolo busto del divino farmacista".

In quest"opera invece ci parla dei luoghi visitati durante il lungo esilio, degli uomini e delle cose che Egli conobbe, ospite di Signori o di monaci, vagabondo per pianure e castelli, altipiani o grandi templi. "... elaborata dopo minuziose e sagaci ricerche documentarie, con pazienza da certosino, col sussidio di un ricchissimo materiale fotografico, con abile maestria, con abbondanza di dotte citazioni sempre basate sugli accenni dello stesso Alighieri alle singole località, corredata da numerossime vedute illustrative, quanto fu più possibile non anacronistiche, ma scelte fra quelle capaci di ridare più fedelmente l"aspetto di località o di paesaggi quali si offrirono allo sguardo dello stesso Dante". Un abile lavoro di ricostruzione storica e geografica degli itinerari e dei luoghi vissuti dal Poeta durante il duo esilio. Un" opera originale perchè cerca di mettere in luce anche gli aspetti meno conosciuti della personalità di Dante che, secondo il nostro A., sicuramente ha tratto spunto dai suoi viaggi per le mirate e precise descrizioni di luoghi e paesaggi che ritroviamo nelle sue maggiori opere poetiche.

Descrivendo il castello di Castelnuovo Val di Magra, il Pedrazzini così riporta:

"forse Dante, ansioso di bei spettacoli naturali, salì su quella turris magna, e, volgendo al basso l"occhio aquilino vide tra l"alpe nevosa ed il mare stenderglisi ai piedi la Val di Magra: e, guardandosi intorno fermò lo sguardo su le torri di Fosdinovo, nido di falchi su le rocche sorelle di Ortonovo, di Arcola, di Trebbiano, e, là in fondo presso al tremolar della marina, su le mura candide del chiostro di Santa Croce".

Dai suoi viaggi in Garfagnana trae le descrizioni dell"Alpe Apuana (Inf. XXXII, vv. 25-30) e dai monti di Luni quelle dei bianchi marmi sopra Carrara (Inf. XX, vv. 46-49).

Ed è in Par. IX, vv.89-90 che troviamo: Il messaggio dell"Autore è questo: l"ispirazione tratta dai viaggi e soprattutto dalle meraviglie naturali e dai luoghi che hanno visto passare il Sommo, forse proprio a cavallo, così Dante viene raffigurato nella bella immagine di copertina, ha giovato alla Nobile Mente per creare

"opere eterne di poesia".

I luoghi, i documenti confermano:"qui Dante è passato. Per tale guisa una limpida luce cade su questa regione e ci mostra la figura di Dante in una chiarezza come di rado ci è concesso di vederla".

"Lezioni di Storia della Farmacia"(19)

Il corso universitario e il museo storico a Pavia.

"...ma noi crediamo che un domani migliore si aprirà a noi tutti se sapremo trarre dalla storia e dalla tradizione dei nostri avi le energie e le direttive della nostra vita di uomini e di professionisti".

Così si legge nella prefazione a "Lezioni di Storia della Farmacia", raccolta (in 270 pagg.),in formato di dispensa universitaria, delle 23 lezioni tenute dal prof. Pedrazzini, libero docente in S.d.F. e incaricato del corso di S.d.F. presso la Facoltà di Farmacia di Pavia, per l"Anno Accademico "42-"43. Già dal 1939 il corso si ripeteva e negli atti ufficiali della segreteria universitaria centrale era registrato come Corso di Cultura di Storia della Farmacia. Con l"A.A. "42-"43, il corso viene registrato come Corso Libero con programma regolarmente approvato dal Consiglio di Facoltà e depositato in segreteria (3). Grande l"entusiasmo e la passione con cui il Pedrazzini si dedicava all"insegnamento a Pavia: con la modestia e la capacità che sempre lo contraddistinguevano, cercava di interessare i giovani studenti e colleghi farmacisti che affollavano l"aula di Farmacologia di Palazzo Botta. Questo è lo scopo che spera di aver raggiunto al termine del ciclo di lezioni, come dichiarerà lui stesso nel congedo (in appendice alla XXIII e ultima lezione ). Grazie alla sua grande competenza di "scienziato della storia", alla facile dialettica e all"entusiasmo che sapeva creare nei colleghi del Corpo Docente della Facoltà, primo fra tutti il preside prof. Mascherpa, era riuscito, unico caso in Italia, a portare sulle cattedre universitarie la S.d.F.

"...merita forse di essere segnalata una iniziativa presa quest"anno all"Università di Pavia di tenere un corso di Cultura destinato ai Farmacisti e agli studenti di Farmacia, riguardante appunto la "Storia della Farmacia". Il progetto ha incontrato la pronta e larga adesione del Magnifico Rettore ed il corso e il suo programma sono stati approvati dalle Superiori Autorità Ministeriali"(9).

E continua dicendo che l"affluenza degli studenti è stata massiccia e superiore ad ogni previsione e questo si deve"alla regolarità con cui il corso è stato svolto, alla varietà dei temi trattati e alla facile ed arguta parola dell"Espositore". Il corso si è completato con la visita di istruzione alla antica Farmacia dell"Ospedale Maggiore di Milano, visita guidata dallo stesso Pedrazzini e dai proff. Mascherpa e Oddo (10). Il preside Mascherpa visto il particolare entusiasmo di uno degli studenti, gli affida una tesi"comparativo-sperimentale di S.d.F." (20) Nel marzo "41 in occasione del I Congresso dei Farmacisti dell"Alta Italia, il Pedrazzini nel suo discorso afferma che è per lui una forte emozione partecipare al convegno iniziando il corso di storia della farmacia, avendo dedicato parte della vita alla conoscenza di questa disciplina.

Ed è proprio in quest"occasione chespiega l"utilità di un corso universitario della materia e ne indica i motivi, che sono almeno tre: l"importanza di conoscere la storia della propria professione per poterla esercitare al meglio, la storia è ricca di insegnamenti profondi che non vanno mai dimenticati e anzi sono spunto per vivere il tempo attuale, nel fiorire di tanti studi specializzati ci deve essere anche quello della S.d.F.,una storia importante e densa di dottrina.

Con R.D. 24/10/41 n°1375 il corso di Storia della Farmacia viene aggiunto ai corsi complementari per la laurea in farmacia: grande è l"emozione per il P. che vede così riconosciuto il suo sforzo e la sua tenacia nel promuovere la conoscenza della materia: stima ed affetto crescono intorno alla nobile figura del grande Professore (21). Un felice momento stava vivendo la S.d.F. a Pavia :

"..dopo la nobile orazione del Pedrazzini, che ha parlato sulla "Farmacia Italiana nel quadro eroico del nostro Risorgimento", il chiarissimo prof. Mascherpa, preside della facoltà di farmacia, a cui si deve il fervore di iniziative che anima da qualche anno la facoltà pavese, ha illustrato agli studenti e agli invitati le recenti donazioni fatte al Museo Storico di Farmacia che sta sorgendo presso l"Ateneo pavese" (22). Questo entusiasmo sembra oggi aver contagiato l"attuale Facoltà di Farmacia di Pavia, che già da due anni, per opera dell"allora preside di Facoltà prof. Gabriele Caccialanza, ha ripristinato il corso di Storia della Farmacia, nella moderna formula del modulo universitario libero.

Ritorna così al presente quella passione e quel senso di appartenza ad una categoria, che animavano e onoravano colleghi, professori e studenti del passato.

"sarebbe desiderabile.., che un"ala del bellisssimo Castello Visconteo venisse destinata a raccogliere il museo storico ora confinato in una sala piuttosto oscura di Palazzo Botta; e che a Pavia sorgesse-a somiglianza del tanto benemerito Istituto Italiano di Storia della Chimica di Parma-un Istitituto di Storia della Farmacia.

Allora nella vecchia e gloriosa città universitaria si potrà tenere ogni anno un Raduno (o Convegno, o Congresso) di studiosi di S.d.F., da affiancare a un Convegno Annuale Culturale e Sindacale per farmacisti"(23).

Nel "41 la prolusione al corso viene letta durante il congresso, e il Pedrazzini pone l"attenzione sull"evoluzione della farmacia nei secoli, soffermandosi sull"era risorgimentale che vide l"ideazione, proprio grazie al farmacista Compagnoni, del nostro stendardo nazionale (anche questo aneddoto è riportato nelle dispense).

Così U.Tergolina scriveva a proposito di quella storica giornata che vide le donne dei farmacisti pavesi offrire al prof. Mascherpa, il fac-simile della prima bandiera tricolore ideata dal Compagnoni:

"con il discorso del prof. Pedrazzini, vibrante di altissimo sentimento patriottico e che fu appalauditissimo, si chiuse la cerimonia di inaugurazione"(24)

Dense di questo spirito appassionato, sono le "Lezioni di Storia della Farmacia"per l"A.A."42-"43, di cui riportiamo per intero il programma, e raccolte in forma di dispensa universitaria dal dott.Vincenzo Bianchi.

Ben più corposo era il contenuto rispetto all"anno precedente ("41-"42): se nel 1941 le lezioni erano state 12, nel "42 sono quasi il doppio, ben 23!

- Lezione I (giovedi 12 novembre 1942 di pomeriggio alle 16,30, anche le altre lezioni si terranno sempre di giovedi pomeriggio)-Benemerenze patriottiche della farmacia italiana(appendice alla I lezione: "Il Museo Storico della Farmacia" di Pavia).

- Lezione II -L"esperimento nella storia della farmacia.

- Lezione III-Origine e storia (a grandi linee) delle droghe medicinali(appendice alla III lezione: La Farmacia Romana).

- Lezione IV-I prodotti chimici e farmaceutici inventati o scoperti da farmacisti.

- Lezione V-Come la farmacia si separò dalla medicina e dalla drogheria.

- Lezione VI-Commemorazione del bicentenario di Carlo Guglielmo Scheele(appendice alla VI lezione: Come Scheele pervenne alla scoperta dell"ossigeno).

- Lezione VII-Alchimia e Alchimisti.

- Lezione VIII-Le farmacopee attraverso i tempi.

- Lezione IX-Paracelso. La sua vita, le sue opere, i suoi continuatori.

- Lezione X-La legislazione farmaceutica attraverso i tempi.

- Lezione XI-Antiche e storiche farmacie milanesi e pavesi.

- Lezione XII- I vasi di farmacia.

- Lezione XIII- I mortai farmaceutici.

- Lezione XIV- Federico II di Svevia, l"Imperatore degli speziali.

- Lezione XV-Storia della farmacia delle Isole Jonie.

- Lezione XVI-Visita di istruzione ad antiche farmacie di Milano(non si è tenuta).

- Lezione XVII-Nobile Collegio Farmaceutico Romano(traduzione italiana dal latino).

- Lezione XVIII-Raimondo Lullo.

- Lezione XIX-Gerolamo Cardano.

- Lezione XX-Curiosità-Ricette strane-Diplomi-Il simbolismo del serpente.

- Lezione XXI-La farmacia pompeiana.

- Lezione XXII-La farmacia nella Scuola di Salerno e a Montecassino.

- Lezione XXIII-Saladino da Ascoli e il suo "Compendium"(appendice alla XXIII lezione:Congedo).

E poi ancora il giuramento degli Speziali veneti secondo G.B. Capello.

In appendice alla XXIII ed ultima lezione, il Professore, si congeda dai suoi allievi con la consueta modestia ed eleganza e regala, allo studioso che si sta formando, un"ampia e ricca bibliografia:

"...sono appunti, forse diligentemente raccolti...che non hanno certo la pretesa di costituire un testo di storia della farmacia ". Sono un"indirizzo per i giovani studenti e per i colleghi che vogliono avvicinarsi alla storia della professione.

E così continua:

"...non mancheranno forse al nostro lavoro critiche più o meno benevole, ma noi saremo lieti se sapessimo che la nostra fatica ha servito anche soltanto ad interessare un solo studente, ad appassionarlo ai nostri studi, alle nostre ricerche.

Se costui avrà passione e desiderio di apprendere, cercherà e troverà in seguito da solo i testi classici, i volumi esaurienti e completi ".

Altri scritti

Numerosissimi i contributi alla stampa farmaceutica e gli interventi ai Congressi :

-"Il primo centenario del farmacista militare italiano"(25).

Con spirito patriottico, l"A. ricorda i primi cento anni di istituzione del corpo farmaceutico militare, glorie, onori, sacrifici e moderne conquiste.

-"Nobile Collegium Pharmaceuticum Romanum"(26).

Prolusione in latino al "I Congresso Internazionale di Storia della Farmacia", Basilea, 1934.

-"Antiche farmacie ed ordinamenti farmaceutici milanesi"(27).

-"La farmacia nella storia politica d"Italia"(28).

Prolusione d"inaugurazione del Primo Convegno Culturale e Sindacale dei Farmacisti dell"Alta Italia: brevi notizie storiche sull"inventore del tricolore nazionale, Garibaldi e i Mille, Oberdan e l"episodio del commesso della Regia Farmacia Masino di Torino.

- Prefazione a " La Farmacia dell"Ospedale Maggiore nei secoli" di Giuseppe Castelli (29).

-"Dante e la Farmacia Al Canto delle Rondini"(30).

Sono illustrati i rapporti tra il Sommo Poeta e la storica farmacia fiorentina.

-Recensione di "Aria di Farmacia"(31).

L"A. elogia il buon libro del collega dr. Pozzi che indaga l"ambiente-farmacia mettendone a nudo anche le magagne.

-"Una visita al nuovo Stabilimento Roche di Milano"(32).

Con perizia e accuratezza vengono descritte le moderne apparecchiature di cui è fornito il nuovo stabilimento della Roche di Milano: il riscaldamento dell"acqua, l"impianto del gas e quello elettrico e i laboratori attrezzatissimi in perfetta asepsi.

-"Il miele amarissimo degli Etruschi"(33).

Dati storici e proprietà farmacologiche della buxina, principio attivo contenuto nel citato miele, avente proprietà febbrifughe.

-"Una Farmacia eremitica nel cuore dell"Appennino"(34).

Storia dell"antica farmacia dei monaci di Trisulti con notizie e dati.

-"Farmacopea dei ricchi e farmacopea dei poveri"(35).

Breve storia dell"evoluzione del concetto di medicine per ricchi e medicine per i poveri:a queste ultime in passato erano dedicate speciali farmacopee, nelle quali erano ridotti al minimo i componenti che costituivano la medicina ma erano anche tolte le inutili pietre preziose!

Siamo riconoscenti al prof. Giulio Bianchi che ci ha permesso di accedere alla biblioteca storica del padre dr. Vincenzo, in Pavia.

Dopo la morte del grande storico della farmacia Carlo Pedrazzini, avvenuta nel 1945, si erano perse le tracce della sua famiglia. I figli Giorgio ed Edoardo dopo anni di lontananza, il primo partigiano in Grecia, il secondo inviato al confino (1937-1939) per aver scritto pensieri "sovversivi"contro il regime in un articolo apparso su un giornale francese, tornano a casa.

Giorgio rientra nel "45 con i partigiani jugoslavi ma, provato mentalmente dagli avvenimenti, rimane in uno stato di irrequietezza e agitazione che durerà per tutta la vita e lo porterà a morire in solitudine a Roma. Edoardo, dopo il confino, nel "39 è in Sicilia sotto le armi e nel "43 è fatto prigioniero dagli Inglesi dopo lo sbarco sull"isola. Durante la prigionia si ammala (1943-"44).

Dopo aver aderito al Governo Badoglio risale la penisola, passa per Lucca e torna a Milano.

Col tempo riesce a costruirsi una vita normale, esercita la professione di ingegnere ed ha una figlia, Carla. È proprio Carla Pedrazzini che nella sua casa di Varallo Pombia (No) conserva le memorie dell"illustre Nonno, del quale porta il ricordo nel nome.

Anche nei tratti del viso lo ricorda e possiamo immaginarlo realmente grazie alle tante fotografie che ci vengono mostrate. Le fotografie di Edoardo e Jole, genitori di Carlo, della moglie Clara in posa "romantica" da un fotografo parigino nel 1920, la bella fotografia di Carlo e Clara a Genova poco tempo dopo le nozze (1913). Con grande curiosità ed interesse il dr. Corvi, dopo aver illustrato l"importante attività che il P. ebbe come storico della farmacia e il ruolo che svolse a Pavia come libero docente in Storia della Farmacia presso la Facoltà di Farmacia, chiede informazioni alla signora Carla riguardo alla fotografia che ritrae le quattro generazioni di Pedrazzini: il vecchio nonno Carlo, il padre Edoardo, il giovane Carlo e il neonato figlio Edoardo che diverrà ingegnere come il nonno e papà di Carla.Tante le medaglie raccolte nel medagliere, quelle che ricordano il I Conflitto Mondiale ( si legge:«grande guerra per la civiltà 1915-1918 - ai combattenti delle nazioni alleate ed associate» «per il bene inseparabile del re e della patria» «Vittorio Emanuele III re d"Italia»), le altre l"appartenenza all"Ordine dei Cavalieri Malta.

Preziose le due onorificenze conferite nel 1933 e nel 1935 al «DOCTORI CAROLOPEDRAZZINI» ( la Croce di Seconda Classe conferita al Pedrazzini dal Magnus Prioratus Lombardiae et Venetiarum Ordinis Sancti Johannis Hierosolymitani) e il piccolo quadretto dipinto nel quale sono raffigurati i due fratellini Pedrazzini ai lati di una alta poltrona: Maria porta i vestiti di una damina dell"800 e una piccola spada, mentre Carlo insieme alla spada quelli da garibaldino con tanto di fazzoletto annodato al collo.

Ancora veniamo a sapere che per un certo tempo il P. visse a Milano in via Piave 19 (così si legge in una cartolina postale) per poi trasferirsi in via Riva Villasanta 3 dalla sorella Maria che nel frattempo si era sposata con l"imprenditore Nicky Chini, molto noto a Milano per il suo cravattificio e per la produzione di profumi.

Sicuramente il P. doveva avere uno stretto legame con la sorella, l"unica ad essergli stata vicino in quei tristi anni nei quali si era allontanato dalla moglie Clara e aveva perso i contatti coi due figli, Edoardo e Giorgio.

Riuscirà ad abbracciare solo Giorgio prima di morire.

Una grande famiglia, ricca di storia, prestigio e cultura ma anche di disavventure ed eventi sfortunati che la hanno profondamente segnata.

La nipote Carla mentre sfoglia il pesante volume del nonno, ci dice che fino a questo momento lo immaginava come un distinto signore, farmacista a Milano in una antica farmacia, colto e di temperamento forte, ma non sospettava minimamente che la Sua Opera ed i suoi lavori fossero ritenuti ancora oggi una tra le basi fondamentali per lo studio della storia della farmacia italiana e che la sua figura di "farmacista e storico" fosse così celebre anche oltre i confini nazionali.

Ricordando a Carla Pedrazzini quali e quanti scritti, studi ed opere portino il nome del nonno, l"Accademia Italiana di Storia della Farmacia ha reso dovuto omaggio alla nobile figura del Grande Storico.

Carlo L. Bagliani

Accademia Italiana di Storia della Farmacia

 

 
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